sabato 25 agosto 2012

Estefan.il.figlio.più.stronzo.

E poi Mamma continua: «Non sono tre quarti d’ora di ritardo a farci imbestialire», dice.
«Siamo stati ragazzi anche noi. È l’insieme, Estefan. È tutto l’insieme che non va bene per
niente», dice. «Non ti meriti niente».
«Sono anni che fai il diavolo che ti pare. Entri ed esci quando vuoi. Non dici mai niente. In
casa mai una mano. E ti fai pure bocciare».
«Tua madre ha ragione». E non sente Mamma che in cucina reitera la nenia del «non durerà per
sempre lo sai, vero? Non è che io e tuo padre ci facciamo il culo così tutto il giorno perché ci diverte. Non è che ci diverte mantenere te che non fai nemmeno il minimo richiesto. Lo sai,
vero?»
«Mi viene da pensare che non ti rendi conto», aggiunge suo padre. Come se ci fosse da
aggiungere qualcosa sopra una zattera che affonda. Ma lui aggiunge: «La vita non è uscire con
gli amici e rimandare a domani gli impegni, ci hai mai pensato? Tu non ce l’hai un’idea di quanto è dura la vita, credimi Estefan, non ce l’hai proprio per niente. Nemmeno te l’immagini tu, cos’è la vita. Non è come la vivi tu che funziona, ragazzo, non è così che funziona».
«Estefan!».
Urla Mamma. È molto arrabbiata. Perché il figlio più stronzo sembra davvero non sentirla. Il
figlio più stronzo non l’ha guardata negli occhi, non l’ha ascoltata e ora Mamma è rossa e grida tu mi fai star male, mi fai star male, ci fai stare male tutti. Estefan si volta, e vede Mamma più giovane con gli occhi tempesta.
Mamma che strepita: «Cos’è successo, perché sei cresciuto così?». Mamma che insiste:
«Cos’è successo?».
  Meglio non esistere, a volte, per gli altri. Meglio, a volte, non esistere affatto. Estefan scivola in camera sua, come fosse senza peso, manovrato da fili di pensiero roventi.
Le serrande alzate rovesciano una luce di sangue. Estefan non le abbassa, forse il sangue è
nella testa, pensa. Si butta sul letto.
Cos’è successo, ha gridato Mamma.
Il sonno lo falcia.


domenica 19 agosto 2012

non.voglio.dire.proprio.niente.

Come mia abitudine sono le 04:34 a.m. e non riesco a prendere sonno. Tu devi essere in assoluto la "coperta di Linus" mancante ogni qual volta non sei nel mio letto/non sono nel tuo letto.
Qualche lacrima, vero. Le mestruazioni rendono assoggettano la mente a cambiamenti emozionali dalla sera o nottata alla mattina. Se inoltre il risveglio è sinonimo di una quasi contemporanea crisi di solitudine. Il vomitevole sentore di far parte, inoltre, della suddetta: prendere l'auto, guidare, portarti alla stazione; dove si muovono sempre sullo stesso tracciato quei mezzi che ti spezzano il cuore. Nel momento in cui partono ti senti così impotente. Inutile. Allora mi siedo, cercando un'ombra che se c'è è un qualcosa di sporco che brucia a 35°C, e fumo una delle mie. Accendo, inspiro, espiro. Così faccio per n. note. Mentre la sigaretta si consuma penso a poco, non ci riesco. Continua a ripetersi quell'immagine del treno che se ne va, dove come un insulto, pare che neanche il nostro salutarci conti. Tutto l'affetto espresso con gli abbracci stretti, i "ci vediamo la settimana prossima", i baci che non si possono contare, le battute per dare una parvenza di serenità; si dissolve nell'istante in cui quel fottuto treno parte e rimane l'immagine della separazione. Dell'attimo in cui eri con me e c'eri e dell'attimo seguente sola. Arrivo al filtro, spengo la cicca per terra. Nello sporco che brucia a causa dell'aria soffocante e si trasforma in lacrime. Quello che non meriti. La mia cattiveria.
Vorrei che tu mi tirassi uno schiaffo quando ti tratto così. Come lo sa fare bene quel fottuto paio di vagoni quando ti risucchia nella sua fredda bolla lontano da me.


martedì 7 agosto 2012

sapere.dire.chi.sei.

Collegamenti esterni. Voci ridono, rumoreggiano, infastidiscono. Misantropa fino al midollo. Ricevuto un regalo. Mia madre mi ha comprato il libro che volevo. "visto che sono così una brava ragazza". Non merito. Dalla macchina le luci mi accecano ed i rumori sono tuoni che stonano con l'insieme della cartolina orribile che i miei gangli neuronali crea.
Non voglio farti preoccupare. Sono molto arrabbiata con me. Nulla di nuovo nell'annulamento del Se. Perciò irresponsabilmente ti prego di non perdere il tuo prezioso sonno. Non valgo questo. È la cosa importante da farti sapere.

Adoro fare l'amore con te. Sono del tutto immersa nell'affetto che provo. Sono egoista. Tanto. Ma mai, ripeto mai, mi sono fermata su di me. Forse non mi era mai accaduto. Oma.it. Ogni aspetto. La tua schiena sopra ogni altra cosa.